ANIMA E CORPO ATTRAVERSO LO STYLING

INTERVISTA A VERONICA BERGAMINI

 

"Credo che ogni tassello scoperto di sé stessi, sia in grado di aggiungere valore e consapevolezza al proprio percorso professionale"

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Incuriosita dal suo lavoro, che mostra una provocazione raffinata, ho chiesto alla stylist Veronica Bergamini di poter indagare quello che si cela dietro la sua realtà lavorativa. Essedo lo styling basato soprattutto sulla rielaborazione soggettiva, è interessante capire come dimensione personale e creativa si intreccino all’interno di una professionista:

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«Ciò che siamo lo mettiamo nel nostro mestiere. Le mie passioni, la voglia di viaggiare, l’amore per le culture e i costumi del mondo, la ricerca della bellezza e il piacere di comunicare sono tutti elementi che mi hanno cresciuto, trovando massima espressione in quello che è oggi il mio lavoro: lo styling».

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Professione scoperta circa una decina di anni fa, durante l’impiego in un beauty brand a Milano, e abbracciata definitivamente a seguito di diverse esperienze negli uffici di stampa e comunicazione moda, lo styling viene ora definito da Veronica:

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«Un concentrato di pensiero e di forma, un’espressione del sé che non ha bisogno di parole, che si concretizza in un’immagine in grado di comunicare al mondo in maniera diretta.»

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Veronica Bergamini ha collaborato con magazine come Vogue, Marie Claire, Harper’s Bazaar, i-D...e ha vestito personalità carismatiche come Chiara Ferragni, Roberta Lazzerini in arte Beba, Beatrice Quinta...

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«Con lo styling posso entrare in varie dimensioni, e non si tratta solo di realtà estetiche, ma anche psicologiche ed empatiche, è questo uno degli aspetti che più mi affascina. Questa professione mi ha dato la possibilità di trovarmi a servizio di coloro che avevano bisogno di comunicare la propria personalità, lì io diventavo lo strumento per far fuoriuscire al meglio quell’essenza.»

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Selezionare i capi per qualcun altro non è un’imposizione, ma l’inizio di un percorso alla cui meta ci si arriva insieme:

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«Quando lavoro divento una guida, che ha il compito di comprendere chi ha di fronte e di portarlo alla visione stilistica che più lo rappresenta. Si prova, si sperimenta, non senza una spolverata di ironia, e lì creo insieme alla persona quel look che incarna ciò che è in quel momento, in linea, naturalmente, con la strategia d’immagine richiesta e il pubblico.»

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Ormai siamo molto abituati a scorrere sotto i nostri occhi migliaia di contenuti moda, pensando che sia facile e immediato realizzarli; ma non è così, dietro c’è una rete, una catena di persone che si organizza per muoversi affinché tale immaginario prenda vita:

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«Gestire il team? Io sono parte del team. Ne sono la guida, ma non in una struttura piramidale, siamo tutti uniti e comunichiamo in modo trasparente e diretto. Si punta insieme allo stesso obbiettivo, ognuno vuole soddisfare il servizio che gli è stato richiesto e punta a farlo al meglio, se questo è il clima, ogni problema che si presenta può essere arginato.»

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In mezzo a tante menti che collaborano, dove le idee vengono contaminate, quando si capisce che il look è arrivato al giusto “livello di cottura”?»

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«Semplicemente? Lo senti. Senti che ha preso vita, che è lì pronto a mostrarsi e a trasmettere il suo messaggio, un’emozione, una reference. Man mano che cresci e aumenta l’esperienza, percepisci sempre di più la consapevolezza che il look c’è, che è lì, fittato perfettamente sia per l’anima che per il corpo».

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E chi dice che la moda è superficiale, dovrebbe zittirsi di fronte a tale poesia.

 

Rimanendo in tema letterario, anche l’aspetto culturale in questo lavoro apparentemente pratico non è in secondo piano, ogni creativo tiene viva una fonte da cui attingere, alimentando bagaglio in costante evoluzione:

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«La presenza dell’Haute Couture, sicuramente è molto presente nel mio lavoro, amo l’essenza artistica, l’esclusività e l’unicità che traspare dalle collezioni create nell’Alta Moda. Amo questi pezzi, viaggiano su un filo che si pone tra sogno e realtà, e poterli far indossare rende tutto più magico. A questo si va ad aggiungere la sublimazione della cultura e l’analisi del nostro tempo, oltre che il sempre valido incontro tra moda e arte.”

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Infatti, vedendo il racconto visivo che Veronica ha realizzato coi suoi lavori, è impossibile non notare insieme alla cura del dettaglio, l’abbraccio cromatico, che come in un’opera d’arte che avvolge lo spettatore:

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«Il colore ha sempre avuto un ruolo nel mondo, non solo nel mio lavoro, anche se quest’ultimo ne è pervaso. Armonia e disarmonia, a livello cromatico generano emozioni, è un elemento importantissimo per la creazione di un’immagine, per la sua chiarezza nel trasmettere un messaggio”.

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Polimorfo e multiforme, lo styling, è una disciplina che in questi ultimi decenni ha attirato sempre di più l’attenzione, grazie alla sua capacità di tradurre una personalità o un concetto nella realtà concreta; e oggi, con il digitale la sua importanza è cresciuta ancora:

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«Da quando ho iniziato ho visto una forte crescita di interesse nei confronti di questa disciplina, soprattutto nelle nuove generazioni, grazie alla comunicazione social e alla forte influenza di alcuni miei colleghi. È un lavoro che è ancora in fase di strutturazione; che sta iniziando a essere considerato una professione di gruppo che ha il ruolo di mettere in collegamento i brand, i talent e il mondo. Sta cominciando a esserne riconosciuto il potere, la sua capacità di far innalzare o abbassare l’incisività di un brand o di un personaggio e l’importanza strategica che ricopre.

Per tanto tempo è sembrato trattarsi solo di uno strumento plasmato dalle manie di esibizionismo ed egocentrismo, quando in realtà, al contrario, richiede la capacità di guardare oltre a sé, di dedicarsi all’altro, di dare il meglio a chi ha chiesto di indossare la tua visione.”

 

Sara Andraghetti

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