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DAI BANCHI ALLA CARTA, QUALCOSA CHE TI CAMBIERÀ' LA VITA

Un’intervista di Gabriele Tasin a Francesco Alberoni

Stavamo facevamo due chiacchiere davanti ad un caffè, ad un certo punto lui se ne esce con: ‘ma lo sai che voglio scrivere un libro?!’. Fino ad allora non mi aveva mai detto nulla, si era sempre occupato di eventi; quest’iniziativa ha subito catturato il mio interesse, così ho voluto approfondire...

G: Ciao Francesco! Sono quasi vent’anni che siamo amici e ora siamo qui durante un’intervista a parlare del tuo primo libro, non ti fa strano? Come ti senti?

F: Ciao Gabri! Sì, infatti, è strana come cosa [ride]. È sicuramente emozionante e stimolante poter parlare di un mio progetto. L’idea ovviamente non mi è venuta quando ero piccolino, ma circa cinque anni fa stando a contatto con i ragazzi, dagli eventi che organizzavo fino ad occasionali incontri nelle scuole, dove andavo a parlare di social network, organizzazione e performance. Da questo contatto con i/le ragazzi/e notavo che ci fosse una strana mancanza, un vuoto metodologico da parte loro.

G: Ma come è partita questa cosa degli eventi e degli interventi nelle scuole?

F: Le cose iniziarono quando divenni rappresentate d’istituto; lì in quei momenti ebbi il primo ‘faccia a faccia’ con una vera e propria platea. Dato che nella mia scuola non c’erano iniziative studentesche per tenere vivo lo spirito e il ‘patriottismo’, ho cercato di portare qualcosa d’interessante per colmare quest’assenza e ho dimostrato di aver poi realizzato quello che avevo promesso; dalle magliette ai balli privati in discoteche, dalle feste in piscina fino a far ritinteggiare la scuola dagli/dalle studenti/esse.

G: Tutto ciò riusciva a coinvolgere gli/le alunni/e? Dopo questo qual è stato il passo successivo?

F: Certamente, c’era senso di partecipazione e la voglia di essere parte di queste iniziative. Questo fu il primo rapporto con un pubblico di circa mille persone. Da quel momento iniziai ad organizzare eventi nelle discoteche e ovviamente il rapporto con le scuole ha giocato a mio vantaggio con il lavoro, ma mi ha aiutato anche ad avvicinarmi a loro.

G: Come si rivolgevano nei tuoi confronti? Erano interessati/e a quello che facevi? Come li/le percepivi?

F: Tutte le volte che ero in contatto con i/le ragazzi/e captavo un senso di vuoto da parte loro; per farti un esempio, quando andavo a parlare di marketing nelle classi mi chiedevano come si fanno i soldi o come si può diventare ricchi. Domanda del cazzo [ride]. Non sono quesiti a cui c’è una risposta univoca e non sono interrogativi che una persona di quattordici/quindici anni, soprattutto dopo un intervento di un’ora e mezzo sul marketing, dovrebbe avere. Capisci anche tu che quello che viene recepito da parte mia è vuoto, freddezza e disorientamento.

G: Quindi tornando al tuo libro, qual è stata la leva che ti ha fatto iniziare a scrivere, qual è il topic e a quale scopo dovrebbero portare le parole che hai scritto e i concetti che hai messo nero su bianco?

F: Sono state anche le sensazioni di cui ti ho appena parlato che mi hanno spinto a scrivere, inoltre ho sempre avuto il desiderio di lasciare un segno, anche perché tutti noi abbiamo una brutta fine che ci accomuna; in linea di massima se siamo al mondo un cazzo di motivo c’è; quindi, secondo me dobbiamo cercare di lasciare un impatto e dare il massimo per gli altri. Il libro è uno strumento che mi permette di portare un cambiamento diffondendo quelli che a mio parere sono i giusti valori.

G: Che ora andrai a spiegare...

F: Esattamente, in automatico e in modo conseguente a chi è diretto il libro: è diretto alle persone dai quattordici ai vent’anni, un periodo dove si matura e si cresce. Ma non è detto che si escludano tutti i momenti della vita, sai non si smette mai di imparare. Non c’è un argomento primario, non spiego come curare una pianta di basilico; è un insieme di concetti che hanno l’obiettivo di allineare la gente sui giusti concetti ed essere consapevoli delle trappole e delle illusioni che incontreranno sul loro percorso. Un insieme di tecniche, approcci, concetti che hanno il fine di rendere il/la lettore/ice più consapevole, attento/a e che gli permettano di evitare anche perdite di tempo.

G: E cosa pensi dei modi di dire ‘errare è umano’ e ‘sbagliando si impara’?

F: Sarebbe da folle e controproducente cercare di eliminare gli errori nell’essere umano. Sono il primo che dice ‘sbagliare fa bene’, se non sbagli mai alla fine non impari mai. Pretendo che almeno un piccolo cambiamento nell’approcciarsi alla vita ci sia, solo più consapevole. Dopo aver letto il libro sbaglierai ancora, io stesso continuo e continuerò a sbagliare.

G: Raccontami un esempio di sbaglio dal tuo punto di vista.

F: Ho conosciuto questa ragazza di ventitré anni che ha fatto la ballerina in discoteca; a ventiquattro si è messa a studiare imprenditoria. Mi ha detto che ha un unico rimpianto: il non aver capito prima l’ordine delle priorità e quanto sia importante studiare, informarsi, formarsi e documentarsi. “Piuttosto che far la ballerina mi sarei messa a studiare senza perdere del tempo utile”.

G: Né tu né lei credete che gli anni che ha ‘sprecato’ facendo la ballerina, in qualche modo, in futuro le possano tornare utili e/o a suo vantaggio?

F: Eh! Bella domanda... C’è un capitolo che si intitola ‘le cose vanno così per un motivo, abbi fiducia’, solo in un secondo momento probabilmente capisci perché. Ogni esperienza insegna. Però non penso, senza peccare di presunzione, che ci siano un ciclo e un percorso obbligatori. Dove sta scritto che determinati ragionamenti io li debba fare in un’età precisa? L’obiettivo del libro è cercare di anticipare questo meccanismo in modo che molte cazzate vengano evitate.

G: Pensi che i/le giovani oggi possano arrivare a questi ragionamenti ‘prematuri’?

F: Ma penso proprio di sì. Alla fine, una persona di quindici anni oggi ne ha diciotto, sono un po’ rallentati/e da due anni di Covid, ma sì, basta spiegare le cose, alla fine sono mentalmente avanti e veloci; senza alcun problema potrebbero mettersi in gioco a venti o diciannove anni. Avendo consapevolezza di sé e quello che li/le circonda disponendo così di molte più opportunità.

G: Dici che oggi le nuove generazioni sono diverse da quelle di tre o quattro anni fa, perciò, credi che l’approccio sociologico/pedagogico vada rivisto e adattato alle loro necessità?

F: C’è un cambio generazionale enorme. Quando avevamo quindici, diciassette anni noi, i nostri genitori ci dicevano ‘ai nostri tempi’; la cosa assurda è che adesso anche noi che ne abbiamo ventiquattro diciamo ‘ai nostri tempi’. Quello che era una differenza che si generava in quarant’anni oggi si genera in sette. Notiamo così il cambiamento enorme nella società. In più, il sistema d’istruzione non sta al passo e l’unica piccola ‘evoluzione tecnologica’ che c’era stata grazie al COVID la stanno già abbandonando, non hanno capito un cazzo. La società si muove in un modo che tende al freddo, al piatto e al materialismo spinto da social, tecnologia, frenesia... quindi un teenager oggi si trova con quattro/cinque profili social da gestire, input da videogame e tv, pressioni da scuola e genitori, e in aggiunta ‘l’obbligo d’apparenza’ dettato dall’immagine sociale. La testa a una persona così scoppierà sicuro la sera quando torna a casa. Se non hai un’identità oggi ti senti come un calzino nella lavatrice.

G: Sì, non è facile e leggero come prima avere quindici anni oggi. O almeno non lo è in modo consapevole. Ad ogni modo, hai già scelto il titolo del libro e a che punto sei della stesura?

F: Un titolo c’è, anche se non ancora definitivo, avendo scritto circa un ottanta per cento. Un libro è come le bottiglie di vino sotto i diciotto euro: devi mettere un’etichetta bellissima punto e stop. La copertina deve colpire, e di conseguenza il titolo quasi sicuramente sarà: ‘Il libro che ti cambierà la vita’.

G: Quando più o meno potremo farci cambiare la vita dal tuo libro?

F: Calcolando tutti i cavilli fiscali, di marketing, di revisioni e produzione, sarà disponibile agli inizi di gennaio 2023 su Amazon.

G: Perché le persone, soprattutto quelle che non ti conoscono, dovrebbero leggerlo?

F: Beh, il reso è gratuito [ride]. Ovviamente non ho cinquant’anni di carriera, tuttavia nel mio piccolo un po’ di esperienza ce l’ho grazie ad iniziative fatte, titoli ricevuti ed esperienze passate. Altro motivo, forse il più importante: un libro costa venti euro circa, mettiamo che in massimo due settimane si finisca di leggerlo (stando larghi), sei venuto a conoscenza della storia di un’altra persona, valore grandissimo per imparare ed evitare gli errori. Risparmi tempo per delle cazzate che puoi evitare. Alla peggio, hai comunque conosciuto approcci diversi dai tuoi, che puoi applicare o meno.

G: Penso che un plus sia anche che l’autore abbia ventitré anni e porti il tone of voice utilizzato nel libro più vicino alla tipologia di target a cui ti vuoi riferire.

F: Bravissimo, super giusto! Se fossi Piero Angela e ti parlassi di queste situazioni una persona di quindici anni mi manderebbe a cagare, il punto è che queste cazzate le ho fatte anche io.

G: Ma secondo te, una persona dopo aver letto il libro metterà in pratica ciò che ha appreso o quelle parole resteranno solo un dato di fatto circoscritto nel lasso temporale della durata del libro?

F: Non posso ovviamente prevedere il comportamento del singolo, però all’interno del testo ci saranno degli esercizi da fare. Ci sono degli esempi di ‘prima e dopo’ di storie reali e personali. Si parte piano per arrivare a qualcosa di più approfondito e l’approccio è sempre positivo e mai tossico.

G: Perché hai scelto, data l’importanza che dai alla tecnologia, di realizzare un’opera cartacea e non un e-book?

F: Per tre motivi: il primo è che comunque un libro cartaceo lo senti, puoi sottolinearlo, sfogliare le pagine, viverlo e questo genera attaccamento; il secondo motivo è che altre persone possano vederlo e possa anche essere condivisibile nelle storie di Instagram; e in più può essere tramandato.

G: È sicuramente più accattivante della carta stampata, anche io in metro quando mi capita un/a lettore/ice vicino cerco di capire quale sia il libro per poi andarmi a leggere la trama. Ma ti piacerebbe avere una connessione con i/le tuoi lettori/ici? Un po’ come quando vai nelle classi a parlare, alla fine c’è sempre il confronto.

F: Assolutamente, all’interno ci sarà un’apposita sezione con un numero di telefono che porta a comunicare via messaggio direttamente con me. Questo accende il confronto e magari può essere utile per dei chiarimenti. Hai preso ad esempio i miei interventi nelle classi, però mi piacerebbe e sarebbe molto interessante portarlo in qualche modo nelle scuole, bisogna capire.

G: Magnifiche idee! Esaustivo al massimo, ti ringrazio per la stimolante chiacchierata e per ESSERCI stato. A presto Francesco! :)

F: Grazie a te e grazie ad ESSERCI per l’occasione, a presto! :)

Francesco Alberoni
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