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INTERVISTA A LEONARDO ELYAH SANTUARI

Intervista a cura di Sara Andraghetti

Cambiamento, quanto fa paura questa parola, ma allo stesso tempo quanto affascina, lei e tutto ciò che essa comporta. Solitamente si dice che si sa che cosa si lascia ma non si sa mai quello che si trova ed effettivamente è vero; questo non vale solo per i luoghi, anche per noi stessi. Noi cambiamo ogni giorno e non sempre ce ne accorgiamo, eppure c'è chi questo cambiamento se lo è sempre sentito, sotto la pelle, dentro la testa, latente.

È questo che Leonardo ci ha raccontato in prima persona, il percorso di come la vita si stravolge, passo dopo passo, a volte con piccoli salti, altre con grandi falcate.

 

L'intervista costruita con lui ha lo scopo di conoscere la visione e il percorso di una persona che affronta ogni giorno il cambiamento che la transessualità porta nella sua vita; si tratta di un argomento che suscita curiosità, ma che da molti è ancora considerato un tabù; Leonardo infatti, non è nato con questo nome, se l'è scelto, come il suo sesso; perché il genere per lui non è solo ciò che il suo corpo testimonia, è una cosa che va oltre, ma non c'è modo migliore di spiegarlo se non con le sue parole.

“- Ho sentito da sempre che c'era qualcosa di diverso in me, ma non se ne parlava mai, soprattutto a scuola, mi sentivo diverso ma non sapevo darci un nome, e credevo di non dovercelo neanche dare.

Io sono sempre stato convinto di essere un bambino e anche gli altri mi vedevano così. É stato quando è iniziata la pubertà che ho capito che c'era qualcosa che non andava. Vedevo le altre ragazzine sempre più “tirate” e ho pensato di dover essere come loro, ho iniziato così a “fare” la ragazza, mettendo da parte il mio essere e i miei pensieri.

In terza media c'era questa compagna che si pensava fosse lesbica, ma non essendo questo un argomento di cui si parlava, io dal canto mio mi limitavo a insultarla, finché l'anno dopo ho capito che anche a me piacevano le ragazze. Compresi, quindi, solo dopo che il rifiuto nei suoi confronti era forse qualcosa, che nasceva prima verso me stesso. Col tempo, poi ho capito di provare attrazione per le ragazze, cosa che in realtà sentivo fin da bambino, ma che per me era una cosa “normale”, anche se questa parola, personalmente, non mi piace.

 

Inizialmente mi definivo lesbica e questo mi ha portato a fare il primo passo fuori dai miei dubbi facendo coming-out con mia madre. Lei inizialmente l'ha presa male, in quanto non se l'aspettava, ma era solo questione di tempo prima che la stupissi di nuovo. Dopo altri sei mesi, infatti, alla fine della prima superiore, ho realizzato effettivamente quella che era la mia realtà, cioè non quella di una ragazza lesbica ma quella di un ragazzo trans.

 

Questa nuova consapevolezza mi ha riportato ad affrontare un nuovo periodo di crisi, alleviato solo dopo con l'incontro di un altro ragazzo come me, che mi ha permesso di conoscere meglio questo tipo di comunità. Affacciarmi a questa nuova realtà mi ha portato a un confronto con la dimensione dell'omosessualità e proprio questo paragone mi ha permesso di confermare la mia identità transessuale. All'inizio non lo accettavo, non era facile, pensavo di non essere abbastanza forte per farlo, passando così i mesi successivi a fingere che non fosse così, poi, alla fine, ho capito di non poterlo più nascondere.-”

La consapevolezza della transessualità non porta solo all'inizio di un percorso morale, ma anche a un cambiamento fisico che dovrà essere curato poi per tutta la vita. Cambiare, in questo caso, è una responsabilità soprattutto nei confronti del proprio corpo, è una scelta profonda che non tutti si sentono di affrontare.

“-Capire di essere trans non è una scelta, ma decidere di iniziare il percorso lo è. Quando ho deciso di non ignorare la cosa e di accettarmi, ho affrontato un momento difficile: sentivo il bisogno di dirlo al mondo ma realizzavo anche la difficoltà di farlo, di uscire dal mio nascondiglio. Mi trovai quindi a dover scegliere se fare una vita “facile”, rimanendo in questo corpo, o stravolgerla rischiando anche di correre dei rischi. Sono questo tipo di scelte che ti stravolgono l'esistenza, per questo mi dà fastidio quando sento dire che le persone trans lo fanno per moda; alcuni sì, è vero, lo dicono in giro e poi non cambiano, ma non è una scelta facile, perché la cosa peggiore è l'incertezza, il dubbio di voler poi tornare indietro e non avere più la possibilità di farlo e questo non sai cosa significa finché non sei tu a doverlo fare.-”

Questo tipo di percorso di transizione porta al cambio di sesso e dunque alla perdita dei tratti del genere di appartenenza e all'acquisizione dei tratti del nuovo genere. Può essere un cambiamento parziale o totale ma in ogni caso si tratta di un processo lungo e complesso, composto da tante tappe diverse che anche se affrontate gradualmente non sono per niente semplici, non solo dal punto di vista medico.

“-Quando hanno tolto la transessualità dalle malattie è stato un bel momento, ma al contempo quasi spaventoso; stava per essere rimossa tutta la parte psicologica del percorso, che è assolutamente necessaria, sia per coloro che sono certi della loro scelta sia, a maggior ragione per coloro che hanno ancora dei dubbi. Questo tipo di decisioni stravolge il proprio corpo e bisogna essere pronti a questo anche mentalmente, non si può affrontare questo percorso prendendo ormoni o quant'altro con troppa leggerezza.

 

All'inizio, infatti, più che i dubbi “normali”, è stata la paura a rallentarmi, l'angoscia di non poter più tornare indietro, di dover seguire una terapia fino alla morte in quanto io, non producendo ormoni maschili avrei dovuto assumerli in maniera artificiale per sempre. L'assunzione del testosterone è quotidiana; ci sono modi diversi di assumerlo ed è necessario eseguire prima una serie di esami medici, perché altrimenti può anche essere rischioso.

Dopo di che la transizione può avvenire anche tramite operazioni più importanti come la mastectomia o l'isterectomia e le successive plastiche.

 

Cambiare sesso implica anche un cambiamento a livello burocratico e lo Stato non semplifica di certo le cose dato che l'attesa per cambiare i documenti è molto lunga che. Ad esempio, una persona che conoscevo andava in giro con la barba e i documenti da donna. Io, nel mio, non ho mai sentito quest'urgenza perché per ora non mi interessa più di tanto, ma mi sono capitati degli episodi, come comprare le sigarette, in cui la gente non credeva ai miei documenti e ho dovuto mostrargli i referti medici che testimoniavano l'assunzione di testosterone per far capire che non stavo mentendo, il che è ridicolo.-”

Nonostante queste differenze esistano e arricchiscano la nostra società, molte persone ancora non vogliono sforzarsi di comprendere questo fenomeno e non pèrdono l'occasione di giudicare.

 

“-Quando frequentavo la palestra, dovevo per forza andare nello spogliatoio delle donne e ogni volta che ci andavo dovevo giustificare la mia presenza; una volta mi è capitato di uscire dallo spogliatoio ed essere fermato da un signore sulla cinquantina che mi ha chiesto esplicitamente il perché fossi uscito dalla parte delle donne, facendo poi la “battuta” su quanta fortuna avessi nel poter vedere tutte quelle ragazze che si cambiavano. Io, semplicemente, non avevo parole.

 

In un'altra occasione, avendo avuto la possibilità di lavorare come cameriere mi sono trovato a servire diverse persone e mi è capitato che in una tavolata ci fosse un uomo, ubriaco, che mi aveva puntato, chiamandomi, non so perché, Valentina. La cosa mi irritava a tal punto da dovergli spiegare esplicitamente come stessero le cose, nonostante non fossi tenuto a farlo, ma, avendo come risposta ancora più maleducazione, non ho avuto altra scelta se non quella di smettere di servire quel tavolo finendo poi per non poter più continuare il mio lavoro a quel tavolo.

 

Solo l'altro giorno, invece, ho visto un ragazzo che ho conosciuto anni fa a scuola e che sapeva benissimo il mio orientamento ma nonostante questo mi ha salutato con il mio vecchio nome che io non voglio più sentire, perché non appartiene più a me, è una questione di rispetto.

Io ho infatti perso molti “amici”, anche se così non si possono più chiamare, che hanno smesso di uscire con me, senza dirmelo, per paura del giudizio degli altri. Io non ci sto male, mi hanno aperto gli occhi sulla loro amicizia e va bene così, ma questo dimostra ancora la mentalità limitata dei piccoli paesi; ho trovato sollievo solo nelle grandi città come Milano, per non parlare di Londra, dove una ragazza con la barba non attira nessuna attenzione.-”

Molte persone si trovano in difficoltà ad accettare i diversi aspetti della loro natura, per paura del giudizio degli altri e dell'esclusione dalla società che non sempre si mostra comprensiva a riguardo. Per ora le cose stanno lentamente cambiando, ma c'è ancora tanto su cui lavorare per riuscire a creare una società ricca di diversità ma eguale nei valori anche da questo punto di vista.

 

“-Essendo questo un tema nuovo, per molti è ancora sconosciuto, perché non capiscono, non sono pronti ad affrontare il discorso, pensano che per noi sia un problema parlarne quando in realtà è più probabile che sia un problema per loro ascoltarci; per questo motivo dal mio punto di vista non dovremmo essere noi ad adattarci agli altri, come spesso facciamo, ma viceversa. È una questione di accettazione, oppure, se non condividi il mio percorso, tu ti fai la tua vita ed io la mia senza crearci problemi a vicenda. Eppure gran parte della società non riesce ancora ad accettarlo rendendoci difficile, se non impossibile, essere noi stessi, facendoci sentire ogni giorno pressati nel cercare di assomigliare alla massa per non essere considerati “strani”.

 

L'apparenza è sempre un limite, perché poi il giudizio cambia quando ti conoscono, quando vanno oltre. Io l'ho vissuto con i genitori della mia attuale ragazza; figlia di una coppia molto conservatrice e tradizionalista, i quali non erano molto d'accordo che la loro “bambina” avesse una relazione a distanza con un ragazzo trans. Ora però, dopo anni che stiamo insieme, sono per me come una seconda famiglia, perché si sono abituati, si sono abbattute quelle barriere rette solo da falsi pregiudizi.

 

In generale, però io non cerco di cambiare le idee degli altri, io do le informazioni e poi lascio che gli altri si facciano la loro idea, senza imporre niente, perché ognuno ha bisogno dei suoi tempi per cambiare idea su di te e tu puoi solo dargli il mezzo di farlo.

 

Purtroppo c’è ancora troppa ignoranza su questo tema, bisognerebbe normalizzarlo cercando di parlarne di più, mostrandolo in televisione, nei cinema, nei media e farlo diventare una cosa quotidiana; perché ormai praticamente ogni persona esistente conosce almeno qualcuno che è transessuale eppure c'è ancora moltissima confusione a riguardo.-”
 

Cambiare la propria visione delle cose è sempre difficile, ci porta ad affacciarci a realtà che non conosciamo e questo ci spaventa. Eppure, questo ti può portare a conoscere lati di te che forse non avresti mai pensato di poter vedere.

 

“- Sono dell’idea che le persone trans non siano un terzo genere; ci sono i no-binary, che non si definiscono, ma i sessi sono e rimarranno sempre solo due, per quanto ognuno poi sviluppi le sue preferenze.

Io ad esempio ho vissuto tutte due le vite, vivendo in prima persona delle differenze quasi “assurde” tra la vita da femmina e quella da maschio. Ho visto come quando sei una ragazza hai un sacco di limiti su tutto: sul dress-code, sul comportamento o semplicemente uscire da soli la sera e, inoltre, le persone ti offrono sempre qualcosa, cosa che invece quando sei un ragazzo non accade mai.-”

 

Tutti ci siamo chiesti almeno una volta come sarebbe stata la nostra vita se fossimo nati dell'altro sesso. Vivere i due lati della medaglia è sicuramente un'esperienza unica che ti permette ampliare la tua visione sul fantomatico “conflitto tra i due sessi” e sulla considerazione dei generi.

 

“- Alcuni dicono che dentro di noi convivano una parte maschile e una femminile, ma io direi piuttosto che ci sono una parte più sensibile e una più dura che si alternano in base alle circostanze.

Io ora sono un ragazzo, ma se mi dovessero etichettare per molti atteggiamenti sarei considerato “effeminato”, nonostante per me i tratti del carattere non sono per forza determinati dal genere.

 

Per esempio, io, come ho già detto, ho ancora dei comportamenti femminili, ma difficilmente li mostro in pubblico, per il semplice motivo che mi è capitato più di una volta che mi venisse detto di non poter essere “così” se sto affrontando la transizione, altrimenti potevo rimanere direttamente una ragazza e questo non c'entra assolutamente nulla.

 

La società ha poi un ruolo fondamentale in questo, perché fin da piccoli molti reprimono la loro “vera natura”, dato che la società impone fin da subito che i bambini debbano giocare con “i soldatini e i camion” e le bambine con “i trucchi e le bambole”; la verità è che questo interessa solo ai genitori, perché bambini vogliono solo divertirsi con ciò che preferiscono.

Crescendo quindi, un ragazzo si sente obbligato a non poter essere libero di mettersi, ad esempio, l’eye-liner o lo smalto perché deve per forza imitare il modello di “maschio alpha” su cui si basa la concezione comune; per le ragazze invece, è già più accettato il concetto di tomboy.

 

Purtroppo, l'idea di crescere in un ambiente neutro, che ti permette di scegliere liberamente come essere, è ancora lontana, perché appena esci di casa le differenze si vedono. Per questo motivo, con le altre persone transessuali si percepisce sempre una certa complicità, perché sappiamo che io mi sento maschio quanto un uomo e lui femmina quanto donna, nonostante qualcuno possa affermare il contrario.-”

 

Affermare, conoscere e realizzare sé stessi è quindi una sfida, che tutti, in un modo o nell'altro, dobbiamo affrontare. É un percorso a cui non possiamo sottrarci perché fa parte della vita stessa. Questa testimonianza è un modo di mostrare uno squarcio di una realtà sconosciuta, dal punto di vista di chi la sta vivendo in prima persona.

“-Se dovessi definire il mio percorso lo definirei un tunnel buio, anche se, da quando ho iniziato a farmi domande su me stesso e ho iniziato la terapia, in fondo a quella galleria ho iniziato a vedere la luce. Io non sono alla fine e spesso ho ancora alti e bassi; sono solo all’inizio del mio percorso e vedo ancora incerti i miei progetti futuri. Per ora continuo a crescere sui social, rendendomi conto sempre di più di quanto sia importante in questi momenti avere persone intorno che ti supportano, anche solo con le parole.

 

E' fondamentale avere vicino delle persone che ti accettano per quello che sei perché molti invece non lo fanno; ci sono dei momenti in cui la gente ti guarda per cercare di capire cosa sei e in quel momento tu vorresti solo rispondergli “una persona, cazzo!”.-”

“-Mi sono chiamato Leonardo Elyah perché lo sentivo e mia madre, se fossi nato maschio, mi avrebbe chiamato così. Io non riesco più a dire il vecchio nome; è il mio passato, non lo rinnego, mi ha permesso di vivere due vite diverse, ma quello, non sono più io. -”

Leonardo Elyah Santuari
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